LA CURA DEL SILENZIO

Il bombardamento mediatico che ci attornia ci chiama a questo o quel pronunciamento. Coltivando una erronea presunzione: quella di aver sempre qualcosa da affermare. O pretendere. Mentre invece, talvolta, conviene una meditazione silenziosa.

Infermo, di una patologia che confido temporanea, tale da costringere a posture obbligate tema barcollamento, decido di sostare sul terrazzo prospiciente la strada due piani sotto. 

Fingo di scrivere, mi limito a governare 48 ore di mailing con risposte accorte. Occasionali appunti, conferma di impegni, rinvio di lezioni programmate su piattaforma, se possibile.

Soprattutto, osservo.

Il lento incedere della vita dabbasso.

Nel sabato Pasquale, penitenza eccellente. 

E, d’incanto, avverto l’inedito: cioè la totale assenza di rumori molesti.

Nessuno annaffia, dai balconi pensili. Non si colgono abbaiamenti e baruffe di cani. Non emergono discussioni irate. Esclamazioni forti. Neppure saluti fragorosi. Le vetture transitano, ci mancherebbe, ma procedono a velocità risibile, senza strappi, sembrano imbarcazioni da diporto, barche senza motore su di lago artificiale.

Se elevo lo sguardo, identifico i primi vagiti di primavera. I grandi platani svettano nudi e scabri; ma dove l’ombra dei palazzi viciniori non copre, si riconoscono le prime foglie, l’increspatura tenue di verde. 

Il dono del silenzio mi avvolge.

E penso a certe suggestioni cristiane, all’invito alla preghiera. Al timore misericordioso. La temperanza che ci permette di veleggiare in questi tempi aspri. Al contenimento del dolore, se vengono ridimensionate le ambizioni imperiali e ci specchiamo nell’altro da noi, vicino.

E’ un attimo. Una consapevolezza: che si può resistere. 

Poi si ode un clacson. Altri lo seguono, sgraziati. Come prodotti da un tentativo malizioso del diavoletto della mattina. Che ci vorrebbe invitare allo strepito, alla affermazione orgogliosa del personale arbitrio. Ma ora recalcitra, sconfitto, per la quiete ricomposta. 

E si ripristina quell’armonico viavai: di vecchietta che, vezzosamente, allena le giunture veicolando un passeggino invece di un deambulatore fisiatrico; di madre dai capelli lisci che reca per mano una bambina mentre con l’altra, compostamente, addenta una pizza; di mascherine compiutamente indossate dai viandanti. Compiti.

Anche in assenza di farmaci, avverto un miglioramento tangibile. La cura del silenzio funziona.

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