IDROSCALO

I grandi maestri, intellettuali che frustano, anticipano ed agitano coscienze, sono o non sono uno dei veri piaceri della vita? E non è forse vero che oggi, nel tourbillon digitale, veniamo a rimpiangerli…uno come PierPaolo Pasolini, per dire…Tocca accontentarci di uno Scanzi, aujourd’hui.

Camminammo per ore. Quatto, cinque? Ripercorrendo viali, strade incroci. In quella giornata novembrina dell’Emilia nostra. Quando il clima appare immodificabile. Un grigio fondale. Lame di luce solare, incerte, mai squarci decisi. Eppure, se ti ci abitui, e vesti con appropriatezza, quel palcoscenico lugubre diventa complice. Un banco ideale per conversazioni.

Infatti si camminava e si discuteva, io e l’amico che poi sarebbe diventato magistrato un decennio a seguire…Il tema era unico ma si dipanava su varie deviazioni: la morte del poeta, Pierpaolo Pasolini, la notte innanzi.

Ricorderete, come al tempo (parliamo del 2-3 novembre 1975) ancora sussistesse la piacevole usanza di concedere un ponte ferie che accorpasse dai santi alla festa della vittoria. Per il modenese traferito nella capitale, una pacchia; doveri cimiteriali assolti, pranzi ghiotti con i nonni, rimpatriata con amici e qualche timido amore.

Ma quel pomeriggio risultarono sospese le fiere ed i giochi parentali. Dimenticabili gli approcci con le morose.

Largo spazio al commento, al rammarico, alla dialettica su quella morte.

Cosa ci angustiava? 

La dinamica perfida, con le ruote della Giuletta 2000 che schiacciavano il corpo?

Nessuno di noi evocava quel “se l’è cercata” di tanti detrattori. Il fatto è che egli testimoniava una diversità diversa, per l’appunto, non il grazioso omosessuale anglofilo con voce vibrata e squittii da operetta; bensì orgoglio furlano e maschera tagliente. Anche aggressiva, alla bisogna.

La perdita di un opinionista senza rivali? 

Come riprendere, dicevamo, il filo arguto della discussione che egli aveva promosso? Quella presa di distanza dai media (la TV, al tempo), colpevole di omologare tutto e tutti, non più veicolo di alfabetizzazione.

L’ennesimo mistero di una penisola gravata di ambiguità?

Per la generazione Z risulterebbe incomprensibile una narrazione che comprenda bombe sui treni di incerta attribuzione, golpe sventati per un pelo, servizi deviati nelle stesse istituzioni, ribellismo che sfociava in terrore. Eppure questo siamo stati, ragazzi. E morivano gli intellettuali preziosi; e l’interpretazione dei fatti latitava.

Ma cammin facendo, il freddo ci angustiava. 

I sedicenni presuntuosi dismisero i panni della saggezza. Ci salutammo, pregustando la cena. Nonna preparava lo gnocco, con strutto e contorni. 

Camminai, per certo solo, in una nebbiolina seducente, da Via Moreali alla periferia.

E come andai a concludere la giornata? Il dilemma da risolvere, per toni e motivazioni, fu tra Profondo rosso e Professione Report.

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