Il piacere di frequentare i vecchi; che ci raccontano pezzi di vita come se fossero fiabe.
“A me dalla spagnola mi ha salvato il verde rame”.
Lo avrebbe dichiarato più volte, quando il suo tinello ospitava una animata discussione sulle terapie per le infezioni. Nosocomiali, ad esempio; ma ormai appare uno snobismo, quel frenetico discettare di risk manager, di antibiotici per tessuti molli, in fascia H, di generazione ennesima…Ora che l’emergenza impone memorie secolari.
“Stavamo stesi nei campi. Ho mangiato così tanta uva da morire; quella mi ha protetto!”.
I filari di cosa? Che vitigno albergava fuori Baggiovara? Magari un raboso.
Ora delle due l’una; che dosi generose di antiperonospera annichilissero infezioni fungine sovrapposte o che piuttosto i magici vitigni emiliani contenessero quantità pazzesche di resveratrolo.
Evidenze scientifiche? Non scherziamo.
Sappiamo che allora, e intendiamo oltre cent’anni fa, neppure l’origine virale della spagnola fosse accreditata con certezza…se vi dilettate di medicina narrativa, ne scoprirete di gioielli! Che ad esempio le truppe austriache, già vulnerabili per i troppi fronti bellici, soccombessero all’influenza ben più dei nostri giovanotti! O scoprire già in agguato le sempre attive brigate della natriucetica; che gridavano al complotto multinazionale farmaceutico: infatti le morti andavano attribuite non ad invisibili patogeni ma all’abuso di salicilati (per carità, 1% di emorragie avvenne, a seguito di utilizzo disperato di dosi da stalloni).
E se fosse stata, sic et simpliciter, la vita contadina spensierata a difenderla?
Terapia vincente, la stessa campagna? Quella dei contadini ricchi, che mangiavano frutta e verdura ricca di principi naturali e vitaminici; non i braccianti schiavi condannati allo scorbuto…
O semplicemente nessun trucco. Si moriva o sopravviveva random. Punto e basta.
Adesso no, siamo dotati di strumenti superbi di analisi e prognosi.
Adesso ce la giocheremo tutta. Nell’autunno che verrà. Anche ove la stagione calda si rivelasse un pannicello insufficiente. Saremo schierati con ospedali nuovi fiammanti, cocktail di antivirali ed agenti anti-infiammatori disponibili. Per non parlare di sperimentazioni vaccinali.
Eppure, fateci caso: da un secolo all’altro, si ravviva il mito della vite.
Aerosol di Taurasi ? In odore di brevetto.
La mia morale sta nel rimpianto; di quella saggezza popolare, fatta di miti, probabilmente fasulli od aneddotici. Ma che anche lo scienziato più pomposo, l’accademico più trendy, deve comunque rammentare.
Certe ipotesi di lavoro nascono così, dall’ingenuo sentire di una donna umile.