Quando ci liberiamo di un dolore, dolore paventato più che sofferto…quando si doma l’ansia. E magari la si trasforma in piacere.
E’ stato necessario partecipare ad un consiglio di corso di laurea in odontoiatria per apprendere il significato della parola riunito.
Si discuteva della pericolosa china della scuola. Che aveva perduto 6 riuniti negli ultimi anni, senza considerare quelli un tempo destinati ad un servizio predisposto per le popolazioni immigrate in attesa di censimento. Ghanesi, tamil, barboni.
Servizio in esaurimento.
Con tanti riuniti di meno, quali strategie didattiche possiamo mai impostare?
Dicesi “riunito odontoiatrico” quell’assemblaggio di poltrona, lavandino, faretra con strumenti motori per manipolare compressore e quant’altro…insomma, tutto la seduta ed attrezzatura che la circonda. Ma nella mia percezione, il riunito equivale allo poltrona ove il dentista mi costringe.
Talvolta riaffiorano alla mente le centinaia di riuniti che hanno ospitato il mio culo.
Esagero forse, ma ho conosciuto almeno venti odontoiatri, a partire dal dr. Galassi, studio in Canal Chiaro di Modena (dalla mia età scolare).
Va detto che ho una bocca sfortunata. Fattori genetici in primis (rischio piorrea in papà, che tuttavia aveva misteriosamente evitato l’umiliazione della dentiera, sia che fosse una forma benigna, sia che il cancro polmone-cervello fosse giunto a punirlo in anticipo ed escluderlo dalla mortificazione sociale). SI aggiunga, in me, una certa quota di mal-occlusione. E magari la trasandatezza gioca un ruolo? Decenni di studi scientifici hanno pur forgiato la mia adesione a pratiche igieniche. L’accidia ha vinto sulla studi scientifici, per decenni, esautorandomi dalla doverosa pazienza di armarmi di filo interdentale. E sono giunto a scoprire i misteriosi scovolini all’età di cinquantanove anni, ora che gli impianti miracolosamente approntati dovranno pur resistere! Vuoi per estetica vuoi per le migliaia di euro investiti.
Se tento una pur vaga stima di quanto denaro sia convoluto dalle mie tasche a quelle degli amici odontoiatri, oso pensare che avrei potuto regalare qualche SUV di vaglia a mia moglie. O un 2 carati d’occasione. Se la cifra ci contiene in un 50000 presuntivo, si deve al fatto che sono stati molti gli amici che si alternarono sulle mie arcate (e quindi con prezzi ragionevoli, o per gratuità). Eppure ho prediletto pochissimi colleghi. Fino a pretendere che solo uno ponesse mano al disastro, completasse la ventiduesima canalare, valutasse spessore e qualità dell’osso. E chissenefrega della spesa. L’odontoiatria deve essere un riferimento di fiducia. Una sorta di psicologo. E continuo a non avere rimpianti, sul denaro profuso.
Tutto questa premessa dove ci porta? E che ci azzeccano le gengive, in un dibattito concentrato sui piaceri della vita? Presto detto. La gioia dell’”alzarsi dal riunito”, questa sì, rappresenta per me una delle soddisfazioni più ricorrenti della mia esistenza. Una felicità piccola? OK, ma ripetuta. Consistent, direbbero gli anglosassoni.
Non esagero. Dopo ottanta novanta minuti di apri, dischiudi, sciacqua, dopo interminabili sedute con variazioni strumentali (cigolio, rombo, suono acutissimo di perforazione, gorgoglio, la medesima cantilena di romanze classiche che il collega sussurra nei momenti di gratificazione), ecco, quando senti “oplà abbiamo fatto”, oppure “tutto a posto” o un semplice “finito”. O, che meraviglia quei momenti!
Quando poi è l’assistente o l’igienista dentale che, vedendoti turbato, sapendo che hai resistito alla noia e al ribrezzo e alla paura, a comunicarti “dottore, prego”….Aaah, che benedizione !
Gli istanti nei quali ti libera dal fazzoletto e tu goffamente abbandoni il riunito…sono due secondi da immortalare. Come di un capitano coraggioso che lascia il suo bombardiere vittorioso. O l’olimpionico che scende da cavallo, a conclusione di un percorso netto.
Che dire ?, sarà frutto di una distorsione inconscia. Conseguenza di meccanismi di sconfitta e riscatto. O una banale vulnerabilità. La bassa soglia del dolore, anestesia o non anestesia, che resiste alle tecniche moderne, di laser e accorciamento dei tempi chirurgici.
Amen. Resta il fatto che godo quando abbandono il riunito. E peccato per voi, dalle bocche perfette, che rinunciate a tali piacevolezze!
“Piacere” condiviso da sempre e sempre attuale, anche ai giorni nostri…
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una gioia ricevere un commento da una intellettuale del tuo calibro. Ciao Anna
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