LA CICCA DELL’ ALBA

Questo è il primo di tanti contributi che seguiranno. E per la prima ed ultima volta spiego di che si tratta: Voglio confessarvi quelli che per me sono i cento piaceri della vita, che siano affetto o goduria del palato. Come se non ci fosse un domani e convenisse rammentarli.

Ho fumato per la bellezza di diciassette anni.

Con ritmo sostenuto. Fino a 30 “paglie”.

Dominante Marlboro, con digressioni nel francese, intendo le papier gialle. Per fare colpo. 

E sigari.

Pipa? Il minimo indispensabile.

Canne? Se proprio la ragazza lo pretendeva.

Resta il vulnus di oltre un pacchetto/die. Sono quasi centosessantamila le sigarette fumate.  Vi sembra possibile?

Sospesi quasi per gioco. Per un regalo alla moglie; alla nascita del primo figlio.

Ma la scelta era matura; dopo almeno due fallimenti. I tentativi abortiti consistevano nell’esperimento di ridurle a 3/4, nella fase post-cena. Ma inutile, chi condivida anche solo un briciolo di compulsività sa che si tratta di strategia perdente. L’altro tentativo coincise con l’utilizzo di cerotti alla nicotina. Che accadde? Che me piaceva, tiravo come un ossesso nonostante il patch. Risultato? 25 paglie plus nicotina dal transdermico, una bomba.

Smettere fu un dono. Ne acquisii subito giovamento. Lo dico per quanti stanno indugiando, con la cicca tra le dita o una che accende la successiva! 

In primo luogo, si puzza di meno, gli abiti riacquistano fragranza. 

Poi il sonno guadagna in naturalezza. La nicotina notturna per me rappresentava un eccitante di media portata. Invero, ancora oggi dormo da schifo, ma tant’è, la sospensione del fumo sembrò riflettersi in uno scivolamento più composto tra le braccia di Morfeo.

Esistono anche ragioni personalissime: papà morì di metastasi. Origine del male? Un mega adenocarcinoma polmonare, in un fumatore della prima ora…

Eppure, a tutt’oggi, a ventisette anni dalla sospensione, e ancora certo della scelta fatta (cioè sereno nell’astinenza, senza patemi)…mi ritrovo a pensare, di quando in quando, a quella sigaretta speciale. Quel piacere che chiamo sigaretta dell’alba.

Quando si guida per una notte trascinata ad oltranza o, in età più avanzata, per un impegno particolarmente urgente che ti ha costretto ad uscire prima del decadere del buio; la sigaretta sul volante, con qualche musichetta di sottofondo. Mentre i  contorni del mondo si appalesano, prima lentamente poi come di colpo.

Le immagini più struggenti risalgono ai 25 anni, quando mi permettevo weekend infiniti in Emilia (qualche amico, nonna, eventualmente una morosa) e poi correvo su, a Trieste, per 340 km. Destinato a riprendere il servizio ambulatoriale del lunedì mattina nel contesto dell’impegno di ufficiale medico…ah, l’uscita di Sistiana! o ,prima ancora, in una A20 semivuota, gli infiniti rettifili autostradali dopo le barriere di Mestre…con il rischio di addormentarsi di schianto.

quanto silenzio, e che sigarette godute!

Senza contare che fungeva anche da preludio a meditazioni dotte, aiutava a produrre immagini fantasticate, progetti di lavoro o di allegria. 

E fumavi, te la godevi come una vittoria.

Che impareggiabile compagnia !

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